BASTA A TE STESSA
Sociologi, filosofi, scrittori, amanti dell’amore, della vita e della gente lo sanno bene: l’uomo non è nato per vivere da solo, ma per stare nel e con il gruppo, il branco, la comunità. Eremiti veri al mondo ce ne sono gran pochi, e se li chiamiamo eremiti un motivo c’è.
E se l’uomo è nato per stare nel e con il gruppo, la donna a maggior ragione vive la comunità, la congregazione, l’insieme come una vocazione; tant’è che noi donne cerchiamo negli altri la famiglia, sia che si tratti di persone unite da un legame di parentela, che di amicizia, stima, affetto, o anche solo – inizialmente – relazioni professionali.
Siamo nate per condividere, perché siamo esseri così eccezionali che abbiamo bisogno di spartire e diffondere la nostra energia.
Ma questo non significa che dobbiamo – necessariamente – avere sempre qualcuno attorno. Al contrario.
Può sembrare triste in apparenza, ma in realtà è una regola inevitabile e ineluttabile: devi bastare a te stessa. Devi imparare e accettare di essere il tuo unico punto di riferimento, l’unico sostegno, l’unica che ci sarà sempre.
Questo non significa che sei votata alla solitudine, anzi, con tutto il cuore ti auguro di avere sempre vicino – quando lo vuoi davvero – le persone che ami. Ma devi allenarti, giorno dopo giorno, a non aver bisogno di nessuno se non di te; quando dipendiamo da qualcosa di altro rispetto a noi per sentirci a casa, per sentirci serene, sicure, centrate, diventiamo automaticamente più fragili. E la fragilità ci sta bene addosso solo quando scegliamo noi di indossarla, altrimenti ne facciamo volentieri a meno.
Mi rendo conto che non è facile rispettare una regola come questa. Anzi, forse è proprio una delle più ostiche, delle più lontane dal nostro concetto di vita. Proprio per questo servono anni ed anni di allenamento. Un allenamento quasi quotidiano, che ti porterà a ripetere, anche a voce alta se vuoi e puoi, le tre paroline magiche che saranno la tua palestra mentale per rispettare questa regola: IO MI BASTO.
Qualche anno fa, la mia vita ha subito un cambiamento rivoluzionario: scelsi di interrompere una storia di sei anni (di cui uno da conviventi), e di lasciare il lavoro che facevo, e amavo, da sette anni. Praticamente, rinunciai volontariamente a quelli che pensavo essere i miei unici punti di riferimento: un compagno e un lavoro che mi ero cucita addosso.
In altre parole, scambiai la sicurezza con l’incertezza, abbandonai la routine per un mondo completamente nuovo fatto di nuove persone, nuovi orari, nuovi ritmi, nuovi compiti. Ma soprattutto, una nuova me.
E i primi giorni furono durissimi: mi sforzavo di mostrare a tutti un volto sereno, sorridente ed entusiasta, ma dentro mi sentivo scoppiare, mi sentivo abbandonata, mi sentivo sola. Completamente persa. Eppure, erano state scelte inevitabili, perché fino ad allora mi ero costruita un mondo che non faceva per me, e nel quale non riuscivo a sentirmi libera, perché in realtà fingevo. Avevo sempre finto di essere quello che gli altri volevano fossi.
Dopo un paio di mesi, ero in macchina che stavo tornando dal nuovo ufficio, ed improvvisamente scoppiai a piangere. In maniera disperata, con dei singhiozzi tanto violenti da non riuscire a respirare. Erano settimane che portavo dentro un vuoto enorme – condito con la responsabilità che ero stata proprio e solo io a prendere quelle decisioni. Mi sentivo sola, come non ero mai stata prima di allora. Ferma ad un semaforo, mentre aspettavo la luce verde, sbirciai sullo specchietto retrovisore, e vidi una donna.
Stanca, con il mascara tutto colato sulle guance, gli occhi rossi e le labbra corrucciate come quelle che fanno i bimbi piccoli quando piangono, ma pur sempre una donna.
Ed è stato allora che ho capito. TU TI BASTI. TU TI BASTI. Non hai bisogno di nessun altro, perché hai i tuoi pensieri, i tuoi ricordi, le tue speranze. Chi ti conosce meglio di te stessa? Chi sa di te anche cose che non racconterai mai a nessuno? Chi prima di tutti conosce il tuo punto di vista? Chi conserva memoria di tutte le immagini che per te hanno contato? Certo, vorremmo poter dire che esiste un uomo da qualche parte che è destinato a farti felice e ti saprà leggere nel pensiero, ma non è e non sarà mai così.
Potresti passare tutta la vita tra le braccia di un uomo meraviglioso, o al contrario ritrovarti sola con due gatti, un canarino, e un bonsai che compri sempre uguale a marzo e a settembre è sempre bell’e morto. Potresti avere la casa piena di figli e nipoti e amici e amici dei nipoti, o scegliere la solitudine di un monolocale in periferia.
Potresti diventare una donna di successo, ammirata dai colleghi e invidiata dalle colleghe (o se sei fortunata, il contrario…), o restare una professionista semplice, che nella tua quotidianità altro non chiede che non essere disturbata, proprio perché non sei di disturbo a nessuno.
E’ uguale. Chiunque tu sia già o stia progettando di diventare, è uguale. Devi bastare a te stessa. Anzi, TU TI BASTI. Ripetilo. Ripetilo spesso. Ripetilo quando ne avrai bisogno, o quando ti verrà in mente, o quando ti sentirai delusa, o quando ti scoprirai piena di felicità ingiustificata. Ripetilo. Perché le convinzioni più forti nascono dalle abitudini. Abituati a pensare che TU TI BASTI.
E non temere di diventare una solitaria, anzi. Una donna cosciente di bastare a se stessa, vive tutto il resto del mondo con un entusiasmo nuovo e rinnovato, perché non ha più paura di restare sola (e non dire che questa non è fra le tue paure più grandi, assieme a quella di qualcuno che apre la porta del bagno in ufficio mentre stai seduta a far pipì).
E quando una donna non teme più di restare sola, è capace di così tanta solarità e amore e gioia di vivere, da diventare una donna-che-io-mi-basto contagiosa.
TU TI BASTI. Tu sei già tutto quello che ti serve. Lavora su questo pensiero. Il resto verrà da se (e sarà un resto da fuochi d’artificio).
Bellissimo e di grande ispirazione in un momento in una vita intera definita da altri… IO MI BASTO! Adesso ed ogni giorno ❤️
Ciao Laura,
grazie per il tuo commento. Esatto, tu ti basti, e l’unica felicità di cui sei responsabile è la tua.
Ti auguro il meglio, anzi, di trovare in ogni cosa che ti accade il senso che la renda una accadimento migliore.
EBT