Regola#353teoremadellamorfarlocco

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TEOREMA DELL’AMOR FARLOCCO

Dio, che freddo che fa, pure il volante è ghiacciato.
Forse non è stata proprio una buona idea uscire in pigiama, questa notte, soprattutto se per pigiama intendo una sottoveste di cotone nera sopra la quale ho gettato un cappottino preso a caso che di caldo ha ben poco.
Ma in fondo dobbiamo stare in macchina, e in pochi minuti l’abitacolo ha già raggiunto un tepore piacevole.
A mezzanotte mancano venti minuti; fra cinque minuti sarò sotto casa sua, e non sto nella pelle dall’eccitazione.
Si sta per compiere l’operazione “Buon Compleanno amore mio!, che prevede un’improvvisata sotto casa del mio ragazzo per aspettare con lui la mezzanotte e festeggiare il suo compleanno.
Ho nascosto in auto tre dei suoi dolcetti preferiti, mentre il regalo vero – un libro di Pessoa – è ben mimetizzato sotto al sedile.
Sono talmente felice che faccio quasi fatica a guidare.
Chissà che faccia farà! Chissà come sarà contento! Chissà quanto più bene mi vorrà dopo questa sorpresa, anche perché lui ama queste cose! Cioè, a dire il vero lui non sopporta le sorprese e tanto meno le improvvisate, e non sente un trasporto particolare per il giorno del suo compleanno, ma non potrà non essere contento vedendo quanto contenta sono io, giusto?
E invece no, non è giusto per niente.
Perchè sono caduta nella trappola del teorema dell’amor farlocco, secondo il quale quando amiamo qualcuno, lo facciamo nel modo in cui vorremmo essere amati noi, e se invece riceviamo un amore diverso in un modo diverso, finiamo per struggerci in una sofferenza struggente e struggevole.
Ma sopratutto inutile.
Quella sera non sono corsa sotto casa del mio amore per far felice lui, ma per far felice me stessa perché è esattamente la cosa che IO avrei voluto lui facesse con me.
Ma io e lui, così come io e il resto del mondo, siamo – fortunatamente – tutti diversi, e pretendere che lui mi ami nel modo in cui lo amo io, è tanto sbagliato quanto pretendere che a lui piacciano le cose che fanno felice me. E viceversa.
Coltivare un amore basato su tali presupposti, continuando a dare all’altro quello che in realtà vorremmo ricevere noi, alimenta un tipo d’amor farlocco che prima o poi ci fa scoppiare, perchè lo scarto fra quello che diamo e quello che vorremo ricevere porta inevitabilmente a uno stato d’animo ineluttabile quanto annichilente: la delusione.
Più ci aspettiamo di essere amati secondo le nostre coordinate, più restiamo delusi nel vedere le nostre aspettative disilluse e, ancora peggio, annebbiati dalla delusione perdiamo di vista il vero, grande dono che una relazione ci porta: un universo di modi nuovi e diversi dal nostro di concepire l’amore.
Rischiamo di mandare a puttane tutti da soli qualcosa che potrebbe essere immenso.

E allora le soluzioni sono due.
O troviamo qualcuno che ci ami esattamente come facciamo noi – e in tal caso facciamo prima ad amarci da soli.
O ci apriamo davvero all’altro, al nuovo, senza aspettative, accogliendo tutto quello che ci viene donato con gli occhi del bambino che assaggia per la prima volta lo zucchero filato.

E il quello zucchero filato immenso impara a perdersi.

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