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SE POTESSI TORNARE INDIETRO CON LA TESTA DI OGGI…

“Zia, ma tu ce l’avevi un diario segreto alla mia età?”
Giulia mi sta fissando con una curiosità pura e sincera, e nei suoi nove anni di energia non si rende minimamente conto di quello che ha appena scatenato con questa frase.
“Si. Credo di sì. Ma è passato tanto tempo ormai; dai, adesso dormi”.
Le sfioro la fronte con un bacio e spengo la luce. Ma invece di mettermi a dormire, come facciamo sempre nei nostri sabato sera zia/nipote, aspetto che il suo respiro diventi pesante, sguscio fuori dalle coperte e corro in garage.
Quella sua domanda mi ha acceso una bramosia incredibile, e già so che non potrò prendere sonno fino a quando non avrò trovato il mio vecchio diario segreto.

Cerco per qualche minuto fino a quando, sepolto sotto vecchi diplomi, pagelle delle elementari e cartoline estive – con tanto di francobollo e dedica, una rarità! –  vedo la copertina azzurra che per tanto tempo ha racchiuso tutti i segreti della mia vita.
Eccolo qui, il mio adorato diario.
Salgo in salotto, mi siedo sul divano e apro la prima pagina, come se tra le mani tenessi un tesoro inestimabile e sconosciuto, e non la mia vita raccontata ad un destinatario immaginario.
Leggo le prime righe, e mi sembra di essere tornata esattamente quella ragazzina lì, con lo stesso entusiasmo, la stessa certezza, la stessa fortissima sensazione che quello che stavo scrivendo si sarebbe avverato davvero.
Una ragazzina che tuttavia mi ero dimenticata di essere stata.

E c’è una frase che più di tutte mi colpisce come un secchio d’acqua gelata lungo la schiena, una frase che ho scritto in stampatello il 31 Luglio 1989: IO DIVENTERO’ UN’ATTRICE!!!
Attrice. A 13 anni avevo l’assoluta certezza che sarei diventata un’attrice, non l’insegnante o la scrittrice, come ho sempre pensato, ma l’attrice.

Non capisco perché, ma leggere quella frase getta un’ombra di stupidità su tutte le pagine successive, che passo svogliatamente una dopo l’altra sentendomi una ragazzina sfigata e completamente avulsa dalla realtà.
Chiudo il diario provando un incredibile senso di vergogna, forte e sgradevole come una nausea improvvisa.
Raggiungo mia nipote sotto le coperte, ma non riesco a dormire perché continuo a pensare a quella ragazzina, e vorrei poter chiudere gli occhi e tornare indietro, ma con la testa di adesso, per poterla mettere a riparo da tutti le delusioni che, pagina dopo pagina, si sta inconsapevolmente preparando a vivere.
Vorrei farle capire che delle persone non ci si deve fidare troppo, perché saranno molto pochi quelli che non la deluderanno e dei tanti amici di cui scrive se ne ritroverà accanto si e no soltanto un paio.
Vorrei insegnarle a saper riconoscere gli stronzi e stare lontana dai figli di puttana, vorrei spiegarle che l’amore vero che scrive di desiderare in realtà non esiste se non nel modo in cui lo riusciamo a reinventare di volta in volta con la persona che abbiamo a fianco.
Vorrei supplicarla di fare altre scelte, evitare certi errori, risparmiarsi valangate di lacrime.
Vorrei le fosse chiaro che nella vita non possiamo scegliere cosa diventare, e che la realtà ci mette poco a darti una pedata sul culo, buttarti giù dal palco e metterti dietro ad una scrivania, perché l’affitto alla fine del mese non te lo pagano i sogni, e tanto meno le ambizioni.
Vorrei regalarle la possibilità di vivere tutto di nuovo, ma usando la testa che ho adesso.

Mi addormento con in bocca il sapore aspro e schifoso delle occasioni mancate, fermo in gola come uno sputo che mi vergogno a fare.

Il mattino dopo è Giulia a svegliarmi, tutta elettrizzata perché nel pomeriggio avrà il saggio di ginnastica artistica.
Ha fretta di andare a casa a farsi truccare per l’esibizione, ha fretta di indossare il body nero e fucsia, ha fretta di mettersi al trampolino per conquistare una medaglia.
Mentre la guardo saltellare da una stanza all’altra, penso che potrei fare con lei quello che non posso più fare a me stessa: metterla in guardia dalla vita, dalle delusioni, dagli amori sbagliati.
Dai sogni irraggiungibili.
Ed invece è lei a darmi la lezione più importante.

“Oggi vinco una medaglia zia, me lo sento”.

E mentre lo dice, è lei la vera adulta tra noi due, ed è un’adulta bellissima.
Perché ha un sogno, e ci crede.

Capisco in quell’istante che non era la me ragazzina che sbagliava a sognare, ma è la donna che sono oggi che deve rammaricarsi per non averci creduto e non averci provato abbastanza, rinunciando troppo presto e facendo della vita un capro espiatorio per tutti i sogni mancati.
Ma sono ancora in ballo; e allora, uso le armi in mio possesso per recuperare il tempo perduto: la testa che ho adesso e i sogni che cullavo da bambina.
Forse è proprio questa congiunzione rarissima e unica tra consapevolezza e sogno, fra quotidianità e aspirazione che può rappresentare la svolta determinante.
Chissà.
Nel frattempo, Giulia ha fatto la sua gara alle Nazionali di Ginnastica Artistica, conquistando la medaglia d’argento al mini trampolino, e mi ha confidato anche una frase segretissima che ha scritto sul suo diario.

“Diventerò campionessa olimpica”.

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