CHE PER CASO HAI IL CICLO?
“Che per caso hai il ciclo?”
Lo fisso ammutolita, mentre gli occhi mi si innervano di sangue.
Lo fisso, e spero di avere capito male.
Più per lui, che per me, perché un uomo che nel ventunesimo secolo possa davvero aver pronunciato – seriamente – questa frase, mi muove a compassione quasi umanitaria.
L’uomo in questione è il mio capo, o meglio il mio ex capo, visto che dopo 13 mesi sto per lasciare l’azienda per cui mi sono occupata di marketing mettendoci testa/anima/cuore, e visto anche che il motivo principale per cui me ne vado è proprio lui, e il clima invivibile che si respira in ufficio.
La tachicardia mi gela le vene; ho appena finito di dirgli tutto quello che penso, in un monologo sincero, accorato, onesto, vomitato col cuore in mano e gli occhi come uno scolapasta (sono un’emotiva, sarà sbagliato, ma sono un’emotiva).
Punto per punto ho contestato il suo modo di trattarmi e rivendicato le mie qualità, cosa che prima di allora non avevo mai saputo fare.
Lui mi osserva per tutto il tempo senza fare una piega, e quando alla fine apre bocca se ne esce con una frase da troglodita ignorante e misogino.
Che per caso hai il ciclo?
Quel giorno ho girato i tacchi e sono andata via senza ripensamenti, tuttavia mi è capitato ancora di incontrare uomini convinti che una donna sia succube del suo ciclo, soprattutto in ambiente lavorativo.
Allora credo sia il caso di specificare un piccolo dettaglio.
Anche con le ovaie in fiamme, una donna può alzarsi la mattina prima di tutti e preparare la colazione e andare a lavoro – mise perfetta e trucco in ordine – e gestire la giornata e lavare stendere stirare cucinare controllare i compiti del piccolo fare il tema di italiano della grande chiacchierare con l’amica al telefono e dispensare consigli al marito.
Sempre e comunque con le ovaie in fiamme, la maggior parte delle volte senza farlo notare mai e accontentandosi di una tisana o, nei casi più estremi, di una bustina di Buscofen.
Quando un uomo si sveglia con il mal di gola e un principio di raffreddore, si dà malato quattro giorni e si chiude in camera con la faccia da zombie, fazzoletti usati sparsi in tutta la stanza, il comodino pieno di qualsiasi tipo di medicinale, la tv accesa 24h e alle prime linee di febbre ha già chiamato l’avvocato per fare testamento mentre la mamma si piazza in cucina – nella tua cucina – a preparare minestrine di brodo di pollo, con tanto di zampe di pollo vero dentro.
Per un principio di raffreddore.
Quindi, miei cari maschietti, sappiate che una volta al mese potremo anche essere più nervose ed emotive e stanche e giù di corda e gonfie e volubili e lunatiche del solito, ma vorrei vedere un uomo qualsiasi affrontare senza batter ciglio una tempesta fisica ed ormonale come quella che passiamo noi, e comunque, ciclo oppure no, se una donna batte i pugni e alza la voce e ti guarda dritto in faccia dicendoti quello che pensa nello stesso identico modo in cui lo faresti tu, ciclo oppure no, è semplicemente una donna con le palle, che sa quello che vuole e sa come prenderselo.
Perché una volta al mese potremo anche essere più fragili del solito, ma decidiamo noi con chi e come e quando abbassare la guardia, mentre con il resto del mondo continuiamo ad essere come sempre: un po’ Crudelia, un po’ Cenerentola, un po’ Eva Kant.
Ma sempre e assolutamente irresistibili.