LO CONOSCI DAVVERO IL SUONO DELLA TUA VOCE?
SignoreEsignori, canta Wendyna!
Le porte si richiudono dietro di me.
Sono ferma sulla pedana.
70×70, non posso spostarmi da qui.
Impugno il microfono, chiudo gli occhi.
Mi concentro.
Apro la bocca, ed intono i primi versi, prima timidamente, poi sempre più sicura, a voce sempre più alta.
Che fretta c’eraaa/maledetta primaveraaaa
Che fretta c’eraaa/se fa male solo a meeeeeeeee
Ancora con gli occhi chiusi, immagino la gente seduta, immobile e rapita dal mio talento, dalla mia profondità, dalla mia interpretazione.
Immagino, appunto.
Perché quando riapro gli occhi, il microfono si tramuta nel coso della doccia, la pedana 70×70 della doccia altro non è che il piatto, e le pareti che mi si sono chiuse alle spalle sono trasparenti, bagnate e con parecchio calcare addosso.
Signoreesignori, ecco a voi Wendyna direttamente dalla doccia di casa sua.
Teatro Ariston de ‘sti cazzi.
Perché lo ammetto: adoro cantare, ma sono uno degli esseri più stonati dell’universo mondo.
Ovunque.
Che stia cantando HappyBirthdayToYou a mia nipote o AlellujaAllelluja alla Messa di Natale o I heard it trough the grapevine tentando uno spogliarello con mio moroso, resto comunque stonata.
Tranne una volta al giorno tranne quando entro in doccia.
Perchè sarà per lo spazio limitato e saturo, sarà che sulle piastrelle le note sbattono e mi ritornano sistemate, sarà che sono in perfetta solitudine, la mia voce sembra bellissima.
E allora l’altro giorno mi ci sono soffermata, sulla mia voce.
Ho cantato più che ho potuto, a squarciagola, infischiandomene di tutto.
E cantando, ho buttato fuori con la voce tutto quello che in quella giornata mi si era incollato addosso, diventando uno strato di polvere marcio e sudicio.
Ho buttato fuori i momenti brutti: la frustrazione, la tristezza, la rabbia, la voglia di cambiare vita e la stanchezza di dover sopportare tutto.
Ho buttato fuori nota per nota, tutto quello che non mi va più.
E ho buttato fuori anche i momenti belli: la felicità, le piccole soddisfazioni, uno per uno i baci del mio amore, perché a tenerle tutte dentro le cose belle finisce che ti ci abitui e te le godi di meno.
Cantando, mi sono ascoltata, e mi sono goduta la MIA voce.
Provaci anche tu.
La prossima doccia che ti concederai, canta.
Canta finché puoi.
Canta anche se hai i bambini che ti aspettano da dietro la porta e tuo marito che ti chiede che si mangia stasera ma non lo senti.
Canta finché ne hai voglia.
Canta le canzoni che pensavi di avere dimenticato e quelle che giuroespergiuromai sentite in vita mia.
Canta sotto la doccia, e ascolta il suono della tua vera voce.
E ricordati che, anche nella tua voce – stonata o intonata – sei unica e perfetta.
Signoreesignori, ecco a voi TE STESSA!