IMPARA A FISCHIETTAR…
Sono in fila alla cassa del supermercato, con il mio carello da ragazza che dentro qui non è più solo single, ma una vera e propria donna monoporzione.
Sento alle mie spalle una voce vagamente nota che mi chiama. Mi volto, e mi trovo faccia a faccia con una ex collega che non vedo da due anni buoni. Sorrido sincera, e le chiedo come sta.
LEI: Tutto bene, grazie. E tu? Mamma mia, sei proprio ingrassata. Guarda che culo hai messo su!
Io la guardo senza rispondere; resto in silenzio qualche secondo, colpita dal suo commento e chiedendomi se sono davvero così spaventosamente culona da dover ricominciare a girare con un maglione legato in vita come facevo al liceo.
Le rispondo che sto proprio bene– il che è assolutamente vero – e che in effetti ho messo su qualche chilo, ma in realtà ho semplicemente recuperato quelli persi a causa dello stress che vivevo quando lavoravo nella stessa azienda con lei. Non sono più esaurita, quindi ho ricominciato a mangiare e ora sto bene, le dico sorridendo.
LEI: Eh certo, si vede. Ma hai trovato un altro lavoro?
Mi prendo ancora qualche secondo di silenzio, mentre inizio a mettere la spesa sul nastro della cassa. Mi sento quasi in colpa per non avere trovato un posto fisso. Quindi le rispondo che, ehm, in effetti no. Ma ho realizzato uno dei miei sogni, ho aperto un blog che sta andando molto bene e presto diventerà un libro e…
Lei mi interrompe con un sorriso velenoso e sarcastico. “Ah sì, dimenticavo che te vuoi fare la scrittrice! Meglio se cresci, va.
E dimmi, un uomo che ti scopa l’hai trovato o no?”
Accolgo quelle parole come se mi avessero dato un pugno in faccia, non tanto per la volgarità della frase in sé, ma per il pensiero che sottintende. Le rispondo secca, ma determinata, che non ne sento il bisogno, perché sto bene così, e non sono mai stata tanto serena da sola come sono in questo periodo.
Lei ride sguaiata, e mi risponde che non è possibile. “Non ci crede nessuno! Guarda, ascolta il mio consiglio: decidi cosa vuoi fare da grande che oramai sei fuori tempo massimo, metti la testa a posto e sistemati!”.
Sorrido per educazione, visto che la cassiera si sta godendo tutta la scena. Pago, aspetto il resto. Metto le monete nel portafoglio, sistemo la tessera fedeltà del supermercato tra il bancomat e l’abbonamento alla videoteca.
Prendo la borsa di plastica, faccio per andarmene, poi ci ripenso, mi volto verso la mia ex collega, e le dico tutto d’un fiato quello che penso. “Vedi, carina, quello che conta non è tanto sapere cosa voglio fare da grande, ma cosa voglio o non voglio essere. E di sicuro non vorrò mai essere come te”.
E me ne vado, canticchiando a voce alta “Sweet child o’mine” dei Guns’N’Roses. Perché questa è la mia canzone salvagente, quella che fischietto o canto ogni volta che ho bisogno di ricordare a me stessa che va tutto bene, che la vita è uno spettacolo, che è breve e si vive una volta sola e bisogna dare ad ogni momento – e ad ogni persona – il valore e il peso che meritano davvero. Ma soprattutto, fischietto questa canzone perché mi fa sentire una persona assolutamente rock, e il rock qualche volta è l’unica energia in grado di salvare la situazione.
Decidi anche tu quale può essere la tua canzone salvagente, e tienila sempre a portata di cuore per le occasioni in cui avrai bisogno di ricordarti chi e come sei. Sarà come avere sempre un analgesico naturale pronto a farti passare qualsiasi mal di testa, qualsiasi incazzatura e qualsiasi tentativo di una stronza come tante di farti sentire piccolina e frustrata quanto lei.
Quando qualcosa ti stressa o ti dà fastidio, impara a fischiettar…Dopotutto, se funzionava con Biancaneve…perché non dovrebbe funzionare con ognuna di noi?
Oh…oh….oh….oh…sweet child o’mine!
Letta così sembra che alla tua ex collega tiri decisamente il culo perché tu sei riuscita a cambiate tutte le carte nel tavolo della tua vita mentre lei resta incastrata nella sua monotonia con i giochi per i grandi (lavoro a tempo indeterminato, sesso coniugale, ecc) che forse le veste stretta.
Giochi per grandi…dici bene! A volte si passa l’infanzia giocando a “Mamma Casetta”, finendo col pensare sia l’unica realtà ammissibile…
Per fortuna c’è anche chi ama sfidare il banco….in attesa della mano perfetta.