SII SEMPRE PRONTA AD AFFRONTARE IL PERICOLO. DA SOLA
Non ci rendiamo mai veramente conto di quanto una situazione possa essere pericolosa, fino a quando non ce ne ritroviamo in mezzo. E scopriamo che possiamo farcela da sole.
Io me ne sono resa conto qualche mese fa, quando ho dovuto affrontare un incontro ravvicinato del primo-secondo-terzo tipo con la bestia peggiore che io avessi mai pensato esistesse. Che se poi ti dicono che anche quella è una creatura del Signore, preferisco pensare che in quel momento Nostro Signore si fosse concesso una siesta e avesse lasciato la possibilità di popolare terra e mare ad un aiutante con un senso dell’umorismo piuttosto british.
E’ andata cosi.
Sono le due di notte, e rientro a casa dopo una serata fra amici. Entro, e faccio i gesti di sempre: tolgo le scarpe in salotto, faccio pipì, mi strucco, mi lavo i denti. Ignara di quello che sta per accadere. Entro in camera da letto, vado verso il comodino ed inizio a togliermi braccialetti, orologio ed anelli. Proprio mentre sto togliendo l’orecchino destro, mi rendo conto di essere osservata. Realizzo di avere due occhi puntati sulla schiena.
O forse quattro. O sei. Non lo saprò mai. Quello che so, è che mi sono girata lentamente, e l’ho visto. Un’enorme macchia nera sulla parete di fronte al letto, poco sopra all’interruttore che avevo appena toccato per accendere la luce.
Nero, peloso, pieno di zampe schifose. Il ragno più grande e brutto e tropicale che io avessi mai visto. Che ancora mi domando da che posto esotico fosse sbucato fuori, e se ce l’avesse avuto il permesso di soggiorno per abitare intorno a casa mia.
Il fatto è che ognuna di noi ha un animale che le fa davvero schifo, che la terrorizza, che le fa perdere qualsiasi razionalità. E il mio animale schifidoso è il ragno. Soffro di aracnofobia così intensamente che piuttosto di affrontare un ragno preferirei passare un weekend in un’isola deserta con Gigi Marzullo. Non so se mi spiego.
Lo vedo, e sono sicura che anche lui si accorge di essere stato sgamato. Sono sicura che anche lui nel momento preciso in cui mi sono voltata deve aver pensato: a noi due bella stronza, probabilmente alzando il sopracciglio – uno dei sopraccigli.
Restiamo a fissarci così per dieci minuti. Attorno a noi si alza il vento, intorno a noi iniziano a passare cumuli di fieno che rotolano sul pavimento. Il suono della tromba echeggia dal terrazzo. Sento – sentiamo – pure il fischio. Ennio Morricone è presente.
Devo fare qualcosa. E prima di tutto devo gestire la mia paura, e lo faccio iniziando a controllare i miei pensieri e a parlare tra me e me seguendo i seguenti ragionamenti:
- Tu non soffri di aracnofobia
- Se anche fosse vero che tu soffri di aracnofobia, quello non è un ragno ma soltanto un grumo di polvere piuttosto nero, con diverse zampe pelose tutte uguali e simmetriche con le quali sta attaccato alla parete. Un grumo di polvere che, oltretutto, respira e ti sta fissando
- Se anche fosse vero che tu soffri di aracnofobia e che quello non è un grumo di polvere ma un essere vivente, non si tratta di un ragno ma di una farfalla nata particolarmente brutta; e che cazzo, non tutte le farfalle nascono con le ali. Colorate. Delicate.
- Se anche fosse vero che tu soffri di aracnofobia e che quello non è un grumo di polvere e neanche una farfalla piuttosto brutta ma un ragno veramente, non è grande come sembra.
- Se anche fosse vero che tu soffri di aracnofobia e che quello non è un grumo di polvere e neanche una farfalla piuttosto brutta ma un ragno veramente e davvero enorme, ricordati che non salta e che tu sei più grande.
- Se anche fosse vero che tu soffri di aracnofobia e che quello non è un grumo di polvere e neanche una farfalla piuttosto brutta ma un ragno veramente e davvero enorme, che oltretutto è appena saltato da un lato della parete all’altro, puoi sempre andare in cucina e chiedere al tuo uomo di eliminarlo.
- Cazzo. Sono single.
E dopo essere tornata alla realtà grazie a questa fottutissima consapevolezza, decido di agire. E per darmi coraggio e trovare la soluzione migliore, penso all’unica persona che in questo momento potrebbe ispirarmi. L’ingegnoso agente segreto Angus MacGyver. Mi immedesimo in lui, e immediatamente mi si pongono davanti le seguenti opzioni:
- Prendere un bicchiere e posarlo sul ragno tenendolo fermo lì per fargli mancare il respiro e ucciderlo piano piano per asfissia. Scartata: con la paura che mi ritrovo, avrei la prontezza di riflessi di un bradipo a dicembre e il ragno farebbe in tempo a scappare o saltarmi addosso e uccidermi avvolgendomi in una ragnatela (si, ok….vorrei vederlo fare una ragnatela grande abbastanza per avvolgermi tutta!)
- Mettermi a gridare correndo sul pianerottolo e suonando a tutti i vicini. Scartata: oramai sono le due di notte e ho ancora un briciolo di scrupolo per la mia dignità di vicina.
- Telefonare ai vigili del fuoco. O ai carabinieri. O alla polizia. O al telefono amico. O direttamente a casa del direttore del museo degli insetti viventi. O alla guardia di finanza. Scartata: gli uomini in divisa mi piacciono tutti, non saprei chi scegliere. E il numero del direttore del museo degli insetti viventi non ce l’ho. Ma ora che ci penso: devo procurarmelo a tutti i costi
- Schiacciarlo con il tacco di una scarpa. Scartata: difficile uccidere al primo colpo un ragno il cui corpo ha un diametro di dieci cm con un tacco a spillo.
- Aspirarlo con l’aspirapolvere. Ecco, questa mi pare la soluzione migliore. Posso farcela anche da sola.
Ma devo agire con assoluta discrezione, il bastardo potrebbe aver intuito le mie intenzioni, dimostrando di essere furba, lesta e silenziosa.
Sicché mi metto a compiere movimenti molto lenti per prendere l’aspirapolvere (ovviamente senza farmi notare dal ragno), raccogliere la scopa che nel frattempo è caduta sullo stendibiancheria, raccogliere lo stendibiancheria, sovvenirmi che ho finito l’ammorbidente, scrivere sulla lavagnetta in cucina che devo comprare l’ammorbidente, cercare una spina per attaccare l’aspirapolvere, non trovare la spina, chiedermi dove posso averla messa l’ultima volta, sovvenirmi che probabilmente l’ho usata con l’asciugacapelli, cercare l’asciugacapelli, trovare l’asciugacapelli, sistemarmi – già che ci sono – il ciuffo con un veloce colpo di spazzola e fon, sovvenirmi di quel libricino un po’ spinto e darmi cento colpi di spazzola – sperando porti bene anche alla mia vita privata – riporre l’asciugacapelli, attaccare l’aspirapolvere alla presa di corrente, accendere l’aspirapolvere, andare in camera e vedere che il ragno si è spostato proprio nell’angolo tra le due pareti. Forse non sono stata così furba e silenziosa e lesta come pensavo.
Accendo l’aspirapolvere, mi avvicino con il tubo, e vedo quel pezzo di insetto del ragno infilarsi dietro all’armadio. Fanculo. Il ragno è al sicuro, in camera mia: e adesso? Mai paura. Posso gestire una situazione di pericolo. Quindi faccio la cosa più intelligente: mi trasferisco a dormire sul divano in salotto. Per 6 giorni. Perché alla fine, una settimana dopo quel primo incontro con la bestiaccia, rientro un po’ alticcia da una serata in compagnia, e – vuoi per il bicchiere di troppo vuoi per la stanchezza – mi dimentico del mio coinquilino e mi riapproprio del mio letto. Felice, perché ho affrontato una situazione di estremo pericolo anche da sola.
A proposito, ora che ci ripenso, chissà che fine avrà fatto. Ormai sarà sarà morto, giusto? Voglio dire…quanto può vivere un ragno dietro ad un armadio senza cibo??? Perché i ragni mica si nutrono di polvere, giusto? E tanto meno può riprodursi, giusto? Quindi non corro il rischio di svegliarmi una mattina avvolta da migliaia di ragni pelosi e neri, giusto?
Uhm. Nel dubbio, preferisco informarmi chiamando domani il direttore del museo degli insetti viventi per capire come vivono e si riproducono i ragni grossi, neri e pelosi. Intanto…per stanotte…DI-VA-NO!!!