L’INVASATA DA WHATSAPP
Ci sono due diverse modalità per vivere una storia d’amore: la modalità “scialla” e quella “invasata”.
La ragazza che vive una storia in modalità “scialla” è, ovviamente, quella che sta meglio, perché lascia che le cose vadano come devono andare, senza inutili paranoie e seghe mentali, si vive il momento e quel che sarà, sarà.
L’invasata, purtroppo, prende le cose molto, ma molto peggio, e se non raddrizza il suo modo di fare dall’inizio rischia non solo di stare malissimo, ma soprattutto di far scappare l’esemplare maschile con la stessa velocità con cui ti fiondi sulla moka del caffè caldo il lunedì mattina.
Per farti capire quanto sia dannosa, ti riporto di seguito la giornata tipo dell’invasata.
Sono le 6.30 del mattino, e come ogni giorno ti suona la sveglia. Apri gli occhi, e il tuo primo, unico pensiero è uno, e uno soltanto: accendere il telefonino, o controllare se sul telefono che hai lasciato acceso tutta notte (putacaso che alle 4 del mattino lui avesse avuto voglia di chiamarti) c’è quella particolare icona presente sul display: l’icona di Whatsapp. A questo punto ti si aprono tre scenari possibili:
- L’icona non c’è, e la tua giornata inizia all’insegna della delusione.
- Oppure l’icona c’è, vivi i primi 2 nanosecondi della giornata all’insegna della gioia, poi apri l’applicazione e il messaggio che leggi è il seguente: cibo tesoroti ricord che oggi devi chiamar prendere appunstamnto per la mia rettoscopia. Baxi nonna. E il tuo primo pensiero della giornata è: cazzo, pure mia nonna mi scrive più di lui; e il secondo pensiero è: cazzo nonna, impara ad usare il t9! E inizi la giornata all’insegna della delusione.
- L’icona c’è, ed è proprio lui che ti ha scritto: ‘giorno! E tu inizi la giornata in preda alla gioia più totale perché da quel messaggio si evince chiaramente quanto lui ti ami.
Ti fai la doccia, e pensi a lui e sei felice perché stamattina ti ha scritto e sicuramente ti scriverà nell’arco della giornata per chiederti di uscire stasera; ti vesti, pensi a lui, e sei abbastanza felice perché lui ti ha scritto, ma ti chiedi perché siano passati 40 minuti e non si sia fatto vivo di nuovo; fai colazione, pensi a lui e cominci a preoccuparti perché non si è più fatto vivo e sono passati 50 minuti. Sali in auto, e mentre vai a lavoro tieni la mano destra sul volante e la sinistra col telefonino in mano, putacaso lui ti scriva e non lo senti. Arrivi in ufficio dopo aver rischiato la vita minimo 15 volte per la tua guida scellerata, ed invece di concentrarti sul tuo lavoro e guadagnarti il pane quotidiano, rischi di sputtanarti una carriera perché passi la mattinata a fissare quel maledetto telefono. Che non dà segni di vita, e la delusione monta di minuto in minuto diventando incazzatura allo stato puro.
In pausa pranzo non mangi, perché pensi costantemente a lui e a come abbia fatto a perdere tutto l’amore per te dalle 6 di stamattina; passi il pomeriggio sguazzando tra pensieri che spaziano dal pessimismo più totale al nichilismo più avvilente. Rinunci all’aperitivo con i colleghi perché sei troppo giù di morale, non passi da tua nonna per insegnarle a cambiare la foto sul profilo di facebook perché sei troppo giù di morale e delusa, tiri pacco alla tua amica per andare al cinema perché sei troppo giù di morale, delusa e con l’autostima sotto la suola delle scarpe.
Ti rinchiudi in casa, e non hai nemmeno voglia di passare l’aspirapolvere perché la delusione ti rende fiacca. Poi, improvvisamente, ecco la suoneria del cell; ecco l’icona whatsapp; ecco il suo messaggio: “giornata lunghissima, sto tornando ora”.
Ed ecco che il tuo cuore ricomincia a battere e accendi la musica a palla e ti metti a sistemare casa e passi l’aspirapolvere e lavi tutti i vetri e stiri la montagna di roba che avevi lì da mesi e pulisci il bagno a fondo e cambi le lenzuola e prepari anche un risotto mare e monti stappando la migliore bottiglia di prosecco che hai perché sicuramente stasera passerà da te. E intanto arrivano le 9, e lui non si fa più vivo. E la gioia diventa ancora una volta delusione. E vai a dormire con l’umore ancor peggio di come ti sei svegliata; alle 6.30 suona la sveglia, e ricomincia tutto daccapo.
Vuoi sapere cosa ti sei persa, nel frattempo? Ti sei persa la possibilità di fare bene il tuo lavoro, e apprezzare il fatto che un lavoro ce l’hai; ti sei persa un aperitivo con i colleghi per conoscerli un po’ meglio e smaltire la tensione da ufficio; ti sei persa la possibilità di condividere un po’ di tempo con tua nonna, sorridendo dentro di te perché vuol fare la tecnologica; ti sei persa un bel film con la tua amica; ti sei persa uno dei tramonti più belli del mese perché guidavi con la testa per aria, e ti sei persa la possibilità di finire il libro che hai iniziato sei mesi fa e scoprire finalmente dopo 527 pagine chi è stato l’assassino.
Riassumendo, hai perso un giorno della tua vita, e per cosa? Per permettere ad un estraneo di fare il bello e cattivo tempo con te. Ma dico, sei fuori di testa???? Niente e nessuno varranno mai così tanto, quanto un giorno della tua vita.
E non importa se stiamo parlando dell’uomo della tua vita o di una meteora di passaggio nella tua camera da letto: in questo caso lui ha un ruolo del tutto marginale, perché sei tu che non puoi permettere a nessuno di renderti felice o triste. Smettila di guardare il cellullare aspettandoti un messaggio, o angosciandoti per una spunta grigia, due spunte grigie, due spunte blu e checazzo ancora non risponde.
Alza la testa da quello schermo! Ricordati che una donna felice davvero e soddisfatta della sua vita NON passa il tempo a digitare sui tasti di un cellulare, ma guardarsi intorno per catturare tutta la vita che c’è, perché la vita vera è lì!
A proposito di vita vera: ti sei ricordata di fissare l’appuntamento per tua nonna???