SE TI SENTI SPRECATA, NON SPRECARE ALTRO TEMPO
Dieci, nove, otto…
Mi sistemo la gonna del vestito.
Tiro lo sciacquone.
Sette, sei, cinque…
Il sapone ha proprio un buon profumo.
Peccato che l’acqua sia così fredda.
Quattro, tre, due, uno, evvivaaaa!!!!
Sento le persone vociare, là fuori.
Mille voci che dicono soltanto due parole.
Buon Anno.
Fisso le mie mani sotto il getto di acqua fredda; mi rendo conto di aver passato la serata a fissarmi le unghie.
Non è stata una buona scelta, questa cena in due coppie. Proprio no.
Chiudo il rubinetto.
Mi guardo allo specchio. Mi sorrido, perché questa sera sono particolarmente bella.
Mi domando se lui l’abbia notato, che questa sera sono particolarmente bella.
Provo un malessere strano, che non riesco a definire.
Buon Anno, Wendy.
Me lo dico da sola.
Perché in questo momento sento che è la mia voce, l’unica che conta.
Esco dal bagno, torno al tavolo.
Nessuno commenta il mio tempismo nell’essere andata a fare pipì.
Brindiamo come se niente fosse.
E intanto guardo negli occhi il ragazzo che ho di fronte, e mi rendo conto che non lo sto guardando.
Li sto cercando, i suoi occhi, che sembrano fissare un punto qualsiasi tranne me. A me altrove.
E in quelle traiettorie sbagliate, sento sfilare via tutti i sei anni che abbiamo passato assieme.
Neanche un paio d’ore dopo, siamo già in macchina per tornare a casa, da questo suggestivo ristorantino sul Lago di Garda.
E’ il primo gennaio 2002.
Arriviamo al casello, paghiamo con una banconota da cinquantamila lire.
Ci danno il resto in euro, la nuova valuta entrata in vigore da mezzanotte.
Guardo quelle monetine nuove, sconosciute e luccicanti.
E mi sento inutile come quella banconota da cinquantamila lire destinata a sparire.
E’ in quel preciso istante che decido di riprendere in mano la mia vita: seduta in una Punto grigia, tornando troppo presto da una cena troppo noiosa, con accanto un compagno che vuole diventare mio marito ma che non si è nemmeno mai accorto che le pupille dei miei occhi sono una il doppio dell’altra.
Mi accompagnano a casa – vivo ancora con i miei.
Mi rannicchio sotto alle coperte, e riesco finalmente a capire l’origine del malessere che mi aveva sorpresa allo specchio, dentro quel bagno di un ristorantino sul Lago di Garda mentre là fuori tutti festeggiavano l’anno nuovo.
Spreco.
Mi sento sprecata.
Da mesi, forse da anni, io mi sto sentendo sprecata al fianco di una persona che sta facendo di tutto per plasmarmi alle sue esigenze, senza minimamente soffermarsi a guardare chi sono, capire come sono, e amarmi semplicemente per quello.
In un attimo, torna in mente tutto, come uno tsunami di ricordi sottovalutati: tutte le volte che il mio punto di vista non gli è mai importato, tutte le volte che le decisioni sono spettate solo a lui, tutte le volte che non ha saputo farmi sentire una priorità.
E nel momento stesso in cui realizzo che mi sto sentendo sprecata, decido che di tempo da sprecare non ho proprio più.
Perché possiamo fingere che vada tutto bene e possiamo sforzarci di sorridere sempre e possiamo dedicare tutte le nostre energie a lucidare l’argenteria della nostra routine, ma una donna dentro di sé lo sa, se la persona che ha accanto la fa sentire sprecata.
E se ti senti così, non hai più scelta.
Smettila di sprecare il tuo tempo, così prezioso e irripetibile e unico e fatuo, e comincia a dedicare le tue attenzioni a chi le merita davvero.
A te, prima di tutto.
In qualsiasi situazione e in qualsivoglia relazione tu ti stia trovando adesso, se la sensazione è quella di sentirti sprecata, smettila di sprecare il tuo tempo ed inizia a vivere davvero.
Come ho fatto io esattamente da quel primo gennaio 2002.
Certo, qualche volta sono inciampata ancora in storie buttate dalla finestra come le briciole di una tovaglia, ma alla fine ho imparato a dare valore a quella che sono, e a circondarmi di persone diventate essenziali.
E che sanno guardarmi negli occhi come se vedessero ogni volta proiettata una storia nuova.
Tutta da vivere.
…(proprio come adesso…)