“Single alla tua età? Io al posto tuo sarei disperata!”
Sono immobile dietro alla cassa di questo negozio dove tutto è talmente scintillante che un po’ mi sento scintillante pure io.
Sono venuta a cambiare la chiusura difettosa di un braccialetto, regalo di compleanno della mia amica Evelina.
Il charme con la scritta 40 campeggia al centro del bracciale; impossibile barare.
E, a dirla tutta, neanche mi interessa: avere 40 anni mi piace -sopratutto visto che ne dimostro almeno 10 in meno, come dicono.
Osservo questa giovanissima commessa mentre prepara il pacchetto.
Ha due bellissimi occhi scuri, i capelli castani, perfettamente lisciati e lucidi.
Due fossette timide che le escono dalle guance quando ride.
Il polso è tutto sbrilucciccoso, perfettamente in linea con le regole aziendali, suppongo.
La guardo, le chiedo quanti anni ha.
“23”.
E poi inizia a raccontarmi della sua ultima storia, finita malissimo perché si era innamorata di uno stronzo.
Benvenuta nel club, vorrei dirle.
Ma quei bellissimi occhi scuri hanno uno sfondo triste, talmente triste che ci sto male anche io.
Si vede che è delusa, segnata dentro da un sogno che le si è infranto troppo presto.
Mi chiede se sto con qualcuno, le dico di no, e le esce spontaneamente, di cuore, quel commento.
“Single alla tua età? Io al posto tuo sarei disperata!”
“Ed è così che sembro, disperata?”
“No, appunto! Come fai?”
E allora le svelo il mio segreto, perché è una ragazza dolce e talmente innamorata dell’amore che trovo giusto consolarla un po’.
Mi avvicino al suo viso, e le sussurro poche, semplici parole.
Queste.
L’amore non deve farti stare bene; deve farti stare meglio.
Se non stai bene di tuo, non potrai mai essere felice con un’altra persona.
E poi le racconto di me, delle poche, lunghissime storie che ho portato avanti semplicemente perché mi faceva stare bene pensare di avere qualcuno a fianco, a prescindere da chi fosse quel qualcuno.
Di tutte le volte che poi mi sono resa conto che comunque non ero felice, perché l’inquietudine era dentro di me, quindi tutta e solo mia.
Di tutte le volte che ho sofferto perché ho fatto soffrire qualcuno.
Di tutte le volte che qualcuno ha fatto soffrire me, e tutto questo semplicemente perché non ero pronta, non ero serena, non ero stabile verso me stessa, per cui sarebbe stato impossibile rendere stabile la storia con qualcuno.
La fisso dritta negli occhi mentre le dico che cercare l’amore per stare bene è il primo sbaglio per stare peggio.
Lei mi ascolta attenta. Concentrata.
E’ bellissima, nei suoi 23 anni e nella sua paura di non essere amata mai più.
“E adesso come stai?”
“Benissimo; adesso sto davvero benissimo; a proposito, scelgo questa chiusura qui, con il cuore pieno di strass.”
La guardo con un’espressione complice; lei mi sorride di rimando.
Non lo so, se ha capito che sono felice davvero.
Non lo so, se le ho fatto capire che nell’amore bisogna credere sempre, anche quando a 40 anni è più quello che hai dato di quello che hai ricevuto.
Non lo so, se le ho fatto intendere che spero questa chiusura con il cuore mi porti fortuna; e che spero il segnalibro che le ho regalato porti tanta fortuna a lei.
Non lo so, cosa starà pensando adesso questa dolcissima commessa tutta luccicchio.
Ma una cosa la so di sicuro: che parlando con lei, queste cose adesso le ho capite io.
Grazie, occhi belli.
Grazie di cuore (tutto luccicoso e pieno di strass!)
3 thoughts on “Regola#249lamorenondevefartistarebene,mameglio”
Hai proprio ragione cara Wendy; se non si sta bene con se stessi, molto difficilmente si riuscirà a stare davvero bene anche con qualcuno al proprio fianco. Un compagno o una compagna sono la ciliegina sulla torta, non la soluzione ai nostri problemi – io sono golosa e mi piacciono le metafore mangerecce 🙂
Ti leggo spesso e mi ritrovo in molte delle cose che scrivi, ma è la prima volta che vinco la timidezza per commentare. Forse la ragione è che sono appena uscita da una luuungaaaa storia che per me è stata un amore grandissimo, ma che probabilmente per la mià metà – ahimé- era un modo per stare bene e non per stare meglio.
Buon fortuna a noi 🙂
Carissima Marla,
le metafore mangerecce piacciono molto anche a me, perché sono universali e rendono perfettamente l’idea di quello che vogliamo dire!
Mi fa piacere sapere che ci sei anche tu nel viaggio che sto compiendo con 366, e non sai che gioia sapere che per scrivermi hai superato la tua timidezza…la condivisione è il primo passo per vedere tutto in una dimensione diversa, anche il dolore per una luuuuunga storia che è finita.
Ti abbraccio forte, e ti assicuro che tutto passa, e che comunque ci aspetta sempre il sole, anche quando ci sentiamo “sole”.
A presto,
EBT
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Hai proprio ragione cara Wendy; se non si sta bene con se stessi, molto difficilmente si riuscirà a stare davvero bene anche con qualcuno al proprio fianco. Un compagno o una compagna sono la ciliegina sulla torta, non la soluzione ai nostri problemi – io sono golosa e mi piacciono le metafore mangerecce 🙂
Ti leggo spesso e mi ritrovo in molte delle cose che scrivi, ma è la prima volta che vinco la timidezza per commentare. Forse la ragione è che sono appena uscita da una luuungaaaa storia che per me è stata un amore grandissimo, ma che probabilmente per la mià metà – ahimé- era un modo per stare bene e non per stare meglio.
Buon fortuna a noi 🙂
Carissima Marla,
le metafore mangerecce piacciono molto anche a me, perché sono universali e rendono perfettamente l’idea di quello che vogliamo dire!
Mi fa piacere sapere che ci sei anche tu nel viaggio che sto compiendo con 366, e non sai che gioia sapere che per scrivermi hai superato la tua timidezza…la condivisione è il primo passo per vedere tutto in una dimensione diversa, anche il dolore per una luuuuunga storia che è finita.
Ti abbraccio forte, e ti assicuro che tutto passa, e che comunque ci aspetta sempre il sole, anche quando ci sentiamo “sole”.
A presto,
EBT
Grazie per le tue parole e a presto! 🙂