Regola#225neldubbio,accelera

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Ecco il piano. Prendo dalla mia libreria un libro di cui avevamo parlato parecchio, Questa Storia di Alessandro Baricco – uno dei miei libri preferiti. Scrivo una frase su un foglietto, e la inserisco fra le prime pagine del libro…

NEL DUBBIO, ACCELERA

Tu sei fuori, mi dico da sola, ad alta voce, mentre stringo il volante con il busto tutto piegato in avanti per cercare di intuire qualcosa nel buio.
Tu sei COMPLETAMENTE fuori, ripete Alice, una ragazza simpaticissima che lavora nel pub che frequento di solito, e che quella sera ha accettato di accompagnarmi in questa follia.

Sabato 28  giugno 2014. E’ quasi l’una di notte.
Buio pesto.

Sto guidando lungo una stradina che ho fatto cinque volte in tutta la mia vita, in mezzo ai campi, con alla mia destra un ruscello grande abbastanza da farmi un po’ fastidio se rischio di finirci dentro.
La scena è surreale, ma la motivazione è di quelle che giustificano tutto: un uomo, ovviamente.
Sto andando a casa di un tizio per lasciargli un libro e un biglietto sulla soglia della porta.

Questa, la storia.
Qualche settimana prima conosco un tipo carinissimo, strano al punto giusto per apparire intrigante, culturalmente attivo – anche se a modo suo – e con tutti gli addominali al posto giusto.
Un gusto guardarlo e ancor più parlarci. Top-of-the-top.
Un paio di volte, lo ammetto, ci siamo pure concessi un livello di conoscenza, per così dire, biblico.
Ma come tutti i tipi interessanti e misteriosi, anche questo qui è un tipico ragazzo da alta marea: c’è quando gli pare.
Sicché da qualche giorno sono arenata nella solita situazione di sempre: io non scrivo perché voglio che prima scriva lui, ma intanto mi cruccio nel dubbio che affossa ogni ragazza nella mia situazione: gli piaccio sul serio?
Fino a quel sabato.
Sto pulendo casa mentre in TV scorrono le immagini che raccontano la storia del pilota di rally Colin McRae, il pilota più giovane ad aver mai vinto un campionato mondiale, scomparso nel 2007 a soli 39 in un tragico incidente in elicottero.
Colin era famoso per il suo modo di guidare, sintetizzato da una sua frase che anche oggi è un cult: nel dubbio, accelera.
Quella frase mi resta in testa per tutto il pomeriggio.
Nel dubbio, accelera.
Devo capire se col tizio stiamo andando nella stessa direzione, e per farlo l’unico modo è agire adesso, ora, subito.
Mi scatta in testa l’operazione-nel-dubbio-accelera.
Il tizio questo fine settimana dovrebbe essere fuori in barca, da quanto ha detto. Io devo partire il giorno dopo per andare a fare l’animatrice in campeggio.
Bisogna agire, perché nel dubbio ci si logora e non si risolve nulla, anzi, si perde solo tempo.
Bisogna muoversi stanotte.
Ecco il piano.
Prendo dalla mia libreria un libro di cui avevamo parlato parecchio, Questa Storia di Alessandro Baricco – uno dei miei libri preferiti.
Scrivo una frase su un foglietto, e la inserisco fra le prime pagine del libro.
“Spero quesa storia ti faccia compagnia fino al mio ritorno”.
Ok, forse sarei potuta stare un pochettino più neutra, ma se nel dubbio si deve accelerare, o lo si fa per bene o si fa a meno.
Quella sera ho una festa di compleanno; poco dopo mezzanotte mi avvio verso casa, sosta veloce al bar per un grappino che mi dia coraggio, racconto ad Alice quello che sto per fare e decide di venire con me.
Adorabile e pazza.
Partiamo, e mentre imbocco la sua stradina mi viene il sospetto che forse, a pensarci bene, sotto sotto, la certezza che sia davvero fuori casa mica ce l’ho.
E se lo trovo con un’altra? E se magari è fuori in cortile che fa una festa con i suoi amici, e io piombo lì in macchina e con la scorta?
Mentre mi aumenta la sudorazione inizio ad ipotizzare uno scenario più imbarazzante dell’altro, ma non posso farci niente, oramai: la strada è troppo stretta, l’unico modo di uscire è girarmi e l’unico piazzale per girarmi è il cortile di casa sua.
Non ho soluzioni.
E nel dubbio, accelero.
Arrivo davanti al suo vialetto, che vedo all’ultimo proprio perché è troppo buio e mi costringo a frenare di botta, mandando abbastanza all’aria la mia copertura; entro diretta con la grazia di uno stuntman in pieno crash test, Alice è mezza nascosta sotto il sedile e sta ridendo fino alle lacrime.
Col passo felpato stile ippopotamo in piena digestione che mi contraddistingue da sempre scendo dall’auto, mi incastro con il mio bellissimo e lunghissimo e fottutissimo abito blu sulla levetta di fianco al sedile, evito di rotolare a terra per un pelo con una manovra da contorsionista che non so da dove mi sia venuta e non sono mai più riuscita a ripetere da quella volta,  e mi tuffo verso il suo portico.
Lancio il libro sul tavolino e corro veloce come la luce verso l’auto.
Entro, mi siedo, chiudo lo sportello.
Sbaaam. Proprio per passare inosservata con i vicini, o con lui se fosse stato a casa.
Poi però mi viene il dubbio che il libro non sia posizionato in maniera sufficientemente poetica, e allora scendo, torno lì e lo sistemo meglio.
Faccio due passi indietro per vedere se la scena sia abbastanza romantica.
Sento Alice che mi richiama all’ordine – e alla realtà.
Salto dentro la macchina, chiudo lo sportello – e sbaaam, di nuovo – ma mi sento così gasata dalla mia prodezza che se il finestrino fosse stato aperto sarei entrata direttamente da lì.
Mi giro e riparto, ovviamente sgommando talmente forte che ho svegliato mezzo vicinato.
Riporto Alice al bar che sta ancora ridendo.
Mentre io mi sento intrepida come Giulietta e furba come Mata Hari.
Il giorno dopo parto per il camposcuola.
E intanto mi metto ad aspettare una risposta, un cenno, un messaggio di gratitudine all’altezza delle mie prodezze.
Una dichiarazione in linea con quello che sento io.
Una conferma che questo l’è quello giusto, giusto per davvero.
Si, certo.
Giulietta de ‘sti cazzi e Mata Hari tua sorella.
Il tizio mi scrive dopo quattro giorni. E mi scrive questo.
” Fa freddo lì? Bello il libro, grazie”.
Ok, non c’è trippa per gatti.
Ma almeno ora lo so.
Almeno adesso si gioca a carte scoperte, e visto che a me non piace giocare, la partita si chiude qui.
Almeno adesso il dubbio non ce l’ho più.
Almeno adesso non mi faccio più film o non mi chiedo più dove posso aver sbagliato o non mi faccio più mille paranoie.
E ti consiglio di fare esattamente la stessa cosa.
Se hai un dubbio, accelera e fai di tutto per risolverlo.
Così sarai libera di fare come me, quella volta, e cioè concentrarti sulla tua unica e splendida ed intramontabile certezza.
Che sei TU.
Ed è proprio da lì che dovrai ripartire.

 

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