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NEL DUBBIO, ACCELERA
Tu sei fuori, mi dico da sola, ad alta voce, mentre stringo il volante con il busto tutto piegato in avanti per cercare di intuire qualcosa nel buio.
Tu sei COMPLETAMENTE fuori, ripete Alice, una ragazza simpaticissima che lavora nel pub che frequento di solito, e che quella sera ha accettato di accompagnarmi in questa follia.
Sabato 28 giugno 2014. E’ quasi l’una di notte.
Buio pesto.
Sto guidando lungo una stradina che ho fatto cinque volte in tutta la mia vita, in mezzo ai campi, con alla mia destra un ruscello grande abbastanza da farmi un po’ fastidio se rischio di finirci dentro.
La scena è surreale, ma la motivazione è di quelle che giustificano tutto: un uomo, ovviamente.
Sto andando a casa di un tizio per lasciargli un libro e un biglietto sulla soglia della porta.
Un gusto guardarlo e ancor più parlarci. Top-of-the-top.
Sicché da qualche giorno sono arenata nella solita situazione di sempre: io non scrivo perché voglio che prima scriva lui, ma intanto mi cruccio nel dubbio che affossa ogni ragazza nella mia situazione: gli piaccio sul serio?
Sto pulendo casa mentre in TV scorrono le immagini che raccontano la storia del pilota di rally Colin McRae, il pilota più giovane ad aver mai vinto un campionato mondiale, scomparso nel 2007 a soli 39 in un tragico incidente in elicottero.
Colin era famoso per il suo modo di guidare, sintetizzato da una sua frase che anche oggi è un cult: nel dubbio, accelera.
Devo capire se col tizio stiamo andando nella stessa direzione, e per farlo l’unico modo è agire adesso, ora, subito.
Mi scatta in testa l’operazione-nel-dubbio-accelera.
Il tizio questo fine settimana dovrebbe essere fuori in barca, da quanto ha detto. Io devo partire il giorno dopo per andare a fare l’animatrice in campeggio.
Bisogna muoversi stanotte.
Scrivo una frase su un foglietto, e la inserisco fra le prime pagine del libro.
Ok, forse sarei potuta stare un pochettino più neutra, ma se nel dubbio si deve accelerare, o lo si fa per bene o si fa a meno.
Adorabile e pazza.
E se lo trovo con un’altra? E se magari è fuori in cortile che fa una festa con i suoi amici, e io piombo lì in macchina e con la scorta?
Entro, mi siedo, chiudo lo sportello.
Sbaaam. Proprio per passare inosservata con i vicini, o con lui se fosse stato a casa.
Salto dentro la macchina, chiudo lo sportello – e sbaaam, di nuovo – ma mi sento così gasata dalla mia prodezza che se il finestrino fosse stato aperto sarei entrata direttamente da lì.
Mentre io mi sento intrepida come Giulietta e furba come Mata Hari.
E intanto mi metto ad aspettare una risposta, un cenno, un messaggio di gratitudine all’altezza delle mie prodezze.
Una dichiarazione in linea con quello che sento io.
Una conferma che questo l’è quello giusto, giusto per davvero.
Si, certo.
Giulietta de ‘sti cazzi e Mata Hari tua sorella.
Ma almeno ora lo so.
Almeno adesso si gioca a carte scoperte, e visto che a me non piace giocare, la partita si chiude qui.
Almeno adesso non mi faccio più film o non mi chiedo più dove posso aver sbagliato o non mi faccio più mille paranoie.
Se hai un dubbio, accelera e fai di tutto per risolverlo.
Così sarai libera di fare come me, quella volta, e cioè concentrarti sulla tua unica e splendida ed intramontabile certezza.
Che sei TU.
Ed è proprio da lì che dovrai ripartire.