PIT-STOP
Puoi venire alla riunione domani sera? Si.
Puoi farmi due ore di ripetizioni di francese sabato pomeriggio? Si.
Puoi correggermi la tesina? Si.
Puoi organizzare il convegno? Si.
Puoi andare a prendere i fiori? Si.
Puoi passare a firmare le carte? Si.
Puoi venire a vedere giocare i piccoli? Si.
Puoi venire prima domani in ufficio per portarmi in stazione? Si.
Puoi portarmi alla lezione di equitazione? Si.
Puoi interrogarmi in storia? Si.
Puoi portarmi al compleanno della mia amica? Si.
Puoi fare i bonifici? Si.
Puoi pagare la bolletta? Si.
Puoi chiamare l’avvocato per quella pratica? Si.
Puoi accompagnarmi dal dottore? Si.
Puoi fare tu la spesa? Si.
Puoi presentare il nostro evento di beneficenza? Si.
Puoi? Si.
Si.
Si.
Si.
B-O-O-M.
Sai cos’è questo rumore? La tua ruota anteriore sinistra. Appena scoppiata. Perché non ti sei fermata ai box in tempo. Hai aspettato, e giro dopo giro, hai rovinato tutto. Perché è inutile che tu sia sempre pronta a consigliare agli altri di prendersi una pausa, e tu per prima non lo fai.
Non puoi dire di sì a tutto e tutti; non puoi. Sei umana, straordinaria, ma umana.
Devi concederti delle soste, ogni tanto, dei momenti per ricaricare le batterie, dei momenti per tirare il fiato.
Dei pit-stop veri e propri, perché le 5-6 ore a notte che dormi non bastano, e lo sai.
Anche perché la tua testa è sempre e comunque in movimento.
Non siamo dei criceti che girano nella loro piccola ruota di plastica, e non siamo dei pupazzetti con le batterie che non finiscono mai. Siamo donne.
E possiamo fare tutto e tanto e anche di più, ma solo se impariamo a concederci qualche pit-stop, ogni tanto.
Imparando a dire di no, imparando a darci delle priorità, imparando a tirare un po’ il fiato.
Imparando a tirare i remi in barca giusto e soltanto il tempo necessario per chiudere gli occhi, tirare un lungo e profondo respiro, e dire a te stessa: pronti, partenza, via.
Di nuovo.
Ma con il serbatoio pieno.
Pit-stop.