Regola#184 TI FIDI DI ME?
Ssshhh.
Sto per dirti un segreto.
Un segreto segretissimo, perché sto per svelarti un incantesimo, una parola magica che potrebbe cambiare le persone intorno a te, e anche il tuo modo di vivere le persone intorno a te.
E di vivere te stessa.
L’ultima volta che ho usato questa magia è stato con un mio allievo di prima media. Corso di catechismo.
Classe nuova, numerosa, piena di ragazzini che stanno diventando grandi – pensano loro- ma sotto sotto sono ancora dei bambini in cerca di un’identità.
M. è uno dei più scalmanati.
Chiacchiera continuamente, ride apertamente mentre sto parlando, non prende nulla sul serio.
E ovviamente tutti gli altri gli vanno dietro.
Chiedo di disegnare una vignetta che spieghi un racconto sulla tenerezza appena letto, e lui disegna Gesù sulla spiaggia col cellullare in mano.
Tutti giù a ridere.
M. si sente importante. Si sente accettato.
Ma mentre un suo compagno legge, lo guardo.
Ha gli occhi buoni, occhi di bambino che mica ha voglia di diventare grande, occhi di un bambino che non ci sta capendo niente di quello che gli sta capitando attorno. E dentro.
Decido di tentare il mio incantesimo.
Decido di dire la parola magica.
7 lettere che messe insieme hanno un potere immenso, perché sono le sette lettere che compongono la parola F I D U C I A.
M. ha solo bisogno di fiducia, di qualcuno che creda in lui e che gli faccia capire che può credere in se stesso lui per primo.
Sicché un giorno, dopo l’ennesima battuta che ha fatto ridere tutti gli altri interrompendo la lezione, lo chiamo fuori dalla classe.
Il piccolo bulletto esce ridendo, baldanzoso e ribelle quanto basta per far vedere a tutti che non mi teme per niente; ma quando ci troviamo da soli, occhi di bimbo buono dentro gli occhi della maestra grande, butta via la maschera e abbassa la testa.
Si vede chiaramente che aspetta una sgridata. Che si aspetta di essere giudicato – male – per quello che è.
Io invece gli alzo il mento con l’indice della mano destra; voglio che mi guardi dritta in faccia mentre gli dico quello che penso.
“Ti trovo un ragazzino dal valore immenso, ed è davvero un peccato che invece di investire in questo passi il tempo a sembrare un pagliaccetto. Hai tanto da dare, e i tuoi pensieri non sono affatto inferiori a quelli dei tuoi compagni. Prova a far vedere quello che sei davvero. Io mi fido di te”.
Boom. Fuochi d’artificio dentro a quegli occhi buoni di bimbo che mica ha voglia di diventare grande ma ha capito che forse gli tocca. Non dimenticherò mai quello sguardo, non dimenticherò mai la luce di quegli occhi quando si sono sentiti dire: mi fido di te.
Ed ecco la magia.
M. da quel giorno cambia. E alla lezione successiva, porta un lavoro assegnato per casa talmente sincero e schietto e fatto con il cuore, che glielo faccio leggere davanti a tutti. Con tanto di applauso finale.
M. sorride, le guance rosse e quegli occhi buoni che hanno capito che lui può.
Può essere come gli altri, può dire quello che pensa, può accettare che diventare grande non sia così male.
M. ha sentito la fiducia che avevo riposto in lui, e l’ha fatta sua, regalandomi uno degli insegnamenti più importanti che io abbia mai avuto.
Fiducia. Non sottovalutare mai il potere assoluto della fiducia.
Fidati degli altri. Fidati della persona che hai accanto, fidati della persona che ami, fidati di tua figlia che sta diventando l’adolescente che non avresti mai voluto diventasse perché è esattamente uguale a quando adolescente eri tu.
Fidati di chi lavora al tuo fianco, fidati di chi sta dividendo i suoi giorni con te, per un motivo o per un altro.
Non farti bloccare dalla paura di restarci male, non fare che una presunta delusione possa impedirti la bellezza della fiducia.
Perché la fiducia è una scelta che fai te nel tuo presente; la disillusione è una possibilità che dipende dagli altri.
Fidati. Che ti costa provare? Cos’hai da perdere? Nulla. Perché è proprio fidandosi di una persona, investendo in lei, che puoi capire se la sua natura sia eticamente allineata con la tua, oppure no. E in questo secondo caso, una volta che ti sarai leccata le ferite, potrai decidere quali rami tagliare dal tuo albero della vita, senza rimpianti.
Fidandoti di te, che della tua vita sei l’albero maestro.
Scegli di fidarti di qualcuno, diglielo, dimostraglielo.
Fagli capire che credi in lui, perché quando fai sentire ad una persona che da lei ti aspetti il peggio, il peggio avrai.
Ma se fai capire a quella stessa persona che credi in quello che ti può dare e può fare, il legame che si crea fra voi diventa qualcosa di magico e potente. Genuino. Forte. Invincibile.
E la fiducia diventerà una pratica contagiosa, che prima o poi inizierai a testare anche su di te.
Provaci.
Fidati di te, e fai capire agli altri che ti fidi di loro.
Boom.
Fuochi d’artificio negli occhi delle persone che ti staranno a fianco.
E quel senso di potenza su mondo e sulla vita che solo imparando a fidarsi riusciremo a conquistare.
Proprio come Leo/Jack e Rose/Kate, e quel primo bacio sul ponte del Titanic.
(sorvolando sul fatto che, porca paletta, sul quel pezzo di legno ci sareste stati tutti e due, lo sai Rose??????)
Devo dirtelo, le riflessioni in cui non ti rivolgi ad un solo sesso sono quelle che mi piacciono di più. Le difficoltà che si incontrano nella vita sospetto siano le stesse, anche se coniugate in forme diverse. E non é detto che il violento stia meglio del soppresso. Anzi. Parla a tanti perché in tanti ne abbiamo bisogno.
Oppresso* 🙂
Hai ragione, Daniele. Le difficoltà, così come le gioie, sono le stesse.
Ed è davvero solo questione di coniugazione, a volte. Cercherò di tenerlo a mente. Grazie, EBT
PS: lapsus o no, soppresso/oppresso si somigliano, e non solo nella grafia!