LO SAI CHE PUOI FARE TUTTO, VERO?
I pesci, stanno bene.
Il cagnolino, sta bene.
Sto bene pure io, e la cosa mi sorprende e stona un po’.
I vicini, hanno smesso di fare domande, quindi suppongo stiano bene anche loro. O semplicemente hanno trovato altro di cui parlare.
La pianta sempreverde che mi aveva regalato il primo mese che abitavamo assieme, è morta. Quindi ora sta sicuramente meglio, visto che la sua agonia è finita.
E’ sabato sera.
Il terzo, da quando lui è andato via di casa.
Sono tornata single, non ci sono più dubbi; dopo 6 anni che stiamo assieme, di cui l’ultimo passato a vivere sotto lo stesso tetto, abbiamo (o meglio, ho) deciso che è finita.
E lui è andato via, lasciandomi una casa piena di ritmi nuovi, solitari.
Il mio castello stile Disney che avevo riempito di sogni e progetti era crollato con lui, diventando un posto dove tutto è diventato troppo.
E’ troppo grande il letto, ed è troppo grande la moka del caffè; che è per due, ma io adesso sono una e il caffè che avanza è sempre più di quello che riesco a bere.
C’è troppo spazio nell’armadio, e anche nel mobiletto del bagno.
C’è troppa roba in frigo; ci sono troppe ore vuote prima di andare dormire la sera.
Solo una cosa è rimasta costante: il silenzio, quel malefico terzo incomodo che c’era anche prima, che c’era anche quando lui viveva qui.
Ma è sabato sera, e finalmente dopo tre settimane ho tutto sotto controllo.
Il suo acquario è ancora popolato di pescetti rossi che prima o poi si verrà a prendere. Non me ne è morto nessuno, e l’acqua è bella limpida e pulita come quando c’era lui.
Tutte le sere porto fuori il nostro cane – che ora è diventato solo mio – come prima faceva lui.
Ho sostituito l’abitudine di averlo intorno con l’abitudine di stare da sola.
La spazzatura, è tutta in ordine suddivisa per categorie in garage.
Le bollette tutte pagate, le scadenze rispettate.
L’allarme funziona alla perfezione, non l’ho mai fatto scattare a vuoto.
E sono anche riuscita a far tornare la corrente che era andata via l’altra sera durante il temporale.
Non ho neanche più paura dei temporali, adesso.
E’ sabato sera, e decido di abbassare la guardia, perché oramai non ho più paura di niente e posso stare benissimo anche da sola. Sicché scendo in taverna, un bicchiere di vino sul tavolino, un sacchetto di patatine al formaggio in mano, il mio cane di fianco a me, e il telecomando tutto e solo mio.
In garage, la lavatrice sta andando a pieno ritmo.
Va tutto bene.
Tutto il troppo dei primi giorni è tornato a misura di me.
Faccio un po’ di zapping. Prendo sonno. Poi, verso le undici, ecco quello che non ti aspetti.
Sento qualcosa di strano; nel pieno del dormiveglia, sento un rumore strano, lontano, ovattato.
Sarà che mi ero addormentata, ma è come se fossi tornata nella pancia di mia mamma dov’era solo acqua e amore.
Con gli occhi ancora semi chiusi, in un unico gesto veloce e automatico, mi metto in piedi per salire in camera.
S-ciaf. S-ciaf. Ho sentito esattamente questo rumore qui.
E i piedi umidi. Anzi, bagnati.
Perché la mia taverna era semi allagata.
Entro in garage, e scopro una fontanella d’acqua che esce da una fessura quadrata sul pavimento. Signore e signori, la pompa della lavatrice s’era fusa proprio quel sabato sera lì.
Annacquando tutto il garage. E mezza taverna.
Fisso quel quadrato da dove zampilla l’acqua con le lacrime agli occhi. Sto zampillando pure io.
Ed ecco quella sensazione che parte dallo stomaco e arriva dritta al centro del cuore: mi manca lui. Adesso, di sabato sera, dopo una giornata passata a sentirmi fiera di me, vorrei cancellare quelle tre settimane e vorrei solo che lui fosse qui.
Piango, tentando di capire da dove cominciare a risolvere il problema. D’istinto, prendo il telefono e cerco in rubrica il suo nome; prima di lanciare la chiamata, alzo la testa e guardo l’acquario.
E capisco che l’istinto non è amore, ma solo un bisogno impellente di non soffrire più, misto ad una fottutissima paura di non farcela da sola.
Ma io da sola ce la faccio.
Perché i pesci sono vivi e anche il cane sta bene e lo porto fuori tutte le sere, e la casa funziona e comincia ad assomigliare di nuovo al castello della Disney, perché io da sola ce la faccio.
Perché io posso fare tutto. E puoi farlo anche tu.
Possiamo fare qualsiasi cosa, se solo lo vogliamo. Se solo ci crediamo.
Non c’è niente che debba farci paura, perché possiamo risolvere tutto.
Io quella sera l’ho fatto, da sola, raccogliendo l’acqua e passando la domenica a pulire.
Ti capitano sfide che sembrano troppo difficili? Pensa all’ultima volta che hai risolto un problema da sola, e ripetitelo: TU-PUOI-FARE-TUTTO.
Possiamo partorire senza epidurale?
Possiamo re-inventarci la nostra vita ogni volta che serve?
Possiamo innamorarci della persona sbagliata, e continuare ad amarla comunque?
Possiamo cambiare la ruota della macchina e mettere le catene se nevica e guidare da sole di notte sotto la pioggia scrosciante o nella nebbia che non ti fa vedere nulla?
Possiamo ricordare a memoria tutte le puntate di “Una Mamma Per Amica”?
Possiamo imparare a stare da sole e ad amare da nuovo e a stare da sole di nuovo?
Possiamo perdonare chi ci ferisce?
Si. Perché noi possiamo fare tutto. Lo diceva anche lo stesso Walt Disney, “se puoi immaginarlo, puoi farlo”.
Aveva ragione.
Ma la sua citazione va aggiustata. Possiamo fare tutto quello che caratterizza una donna. E non solo.
Amica mia, se certe cose può farle un uomo, puoi farlo anche tu. E pure meglio.