Regola#167sbagliachilavora,noncertochistafermo

[cml_media_alt id='1212']167[/cml_media_alt]
… E devo ammettere che il concerto di Gino Paoli, accompagnato da mostri sacri del jazz (Danilo Rea, Flavio Boltro, Rosario Bonaccorso e Roberto Gatto) è stato uno degli eventi più belli che abbia mai presentato…

Regola#167 SBAGLIA CHI LAVORA, NON CERTO CHI STA FERMO

 

Venerdì 15 aprile 2007 è stato un giorno che non dimenticherò mai.

Come anche il mercoledì successivo, 25 aprile.

 

Due giorni di quelli che temi accadano per una vita intera.

Due giorni che non penseresti mai di poter vivere.

 

Due giorni che a raccontarlo non ci credi nemmeno tu.

 

Perché quei due giorni non sono mai esistiti, eppure io sono riuscita a piazzare in quei due giorni fantasma ben due eventi, e a scriverlo 35mila volte. 

E’ andata così.

Lavoro all’Assessorato alla Cultura della Provincia di Padova, occupandomi di organizzazione, promozione e presentazione di eventi. Uno dei miei compiti è scrivere i testi redazionali: da quelli per gli spot radio a quelli delle brochure, dalle locandine affisse in tutta la provincia ai comunicati stampa.

Quell’anno, per promuovere la rassegna che si chiama Cultura in Scena, decidiamo di acquistare degli spazi promozionali anche sulle tovagliette da bar, quelle che ti mettono di fronte nei locali.

Ottima visibilità, ottimo modo per raggiungere tantissime persone.

Devo scrivere i testi per promuovere gli eventi di aprile: lo spettacolo di danza contemporanea Carillon e il concerto di Gino Paoli.

 

Arrivo in ufficio, mi siedo di fronte al pc, e inizio a buttare giù una riga dopo l’altra. Ben presto vengo presa dallo Spiritello delle Parole, che inizia a farmi battere i polpastrelli sulla tastiera quasi se le parole non partissero da me, ma da qualcos’altro.
Proprio come adesso.

 

Finisco il pezzo, controllo non ci siano refusi, lo mando in stampa.

Che figata – penso tra me e me – tra qualche giorno ci sarà il mio pezzo scritto 35mila volte da qualche parte.

Figo, proprio figo.

 

Passano tre giorni, e mi arrivano alcune tovagliette da mettere in archivio.

Le guardo, ed inizio a pregare di vedere la manona spilungona di Freddy Krueger prendermi al collo.

Le guardo, ed inizio a chiedermi da che parte sia l’uscita più veloce per salvarmi da quello che ho appena fatto.

 

Perché lo spettacolo Carillon, che io ho detto 35mila volte essere in programma per venerdì 15 aprile, in realtà era previsto sì per il 15 aprile, peccato che quell’anno cascasse di domenica, e non di venerdì.

E il concerto di Gino Paoli, che io ho detto a 35mila persone di venire ad ascoltare venerdì 20 aprile, in realtà era fissato per mercoledi 25 aprile.

Figo. Ho detto 35mila volte una cazzata. Complimenti Spiritello delle Parole: eri tu quello ubriaco quel giorno o ero io?

 

Sta di fatto che 35mila tovagliette stavano per essere distribuite in tutta Padova e provincia.
Corro ad avvisare Gabriella, la mia capa, che provvede subito a bloccarne la diffusione.

Correggo il file, lo rimando in stampa.

La distribuzione avrà un ritardo di soli due giorni. Ma il problema di quelle realizzate con le date sbagliate resta.
E soprattutto, resta il problema di doverlo dire al mio Assessore, un uomo giovane e casual, ma proprio per questo uno dei pochi in grado di mettermi davvero in soggezione.

 

Vado nel suo ufficio con il cuore in gola, le spalle basse e gli occhi pieni di frustrazione.

Non c’è.

Riferisco alla sua assistente che ho bisogno di parlargli con urgenza.

 

Torno in ufficio.

Aspetto.

La giornata passa, arriva il momento di tornare a casa.

 

Sono in treno che aspetto la mia fermata, ovunque posi lo sguardo non c’è nulla che possa sollevarmi.
Mi sento uno straccio.

Suona il cellullare.
Massimo Giorgetti.

Cazzo, è finita. E’ lui.

 

Rispondo con una mano, mentre l’altra è già pronta a tirare il freno d’emergenza del treno: posso tentare di buttarmi giù mentre mi sta parlando ed impietosirlo con il mio gesto.

 

Si, Assessore?

Mi cercava, signorina?

 

La sua voce è ferma. Si capisce chiaramente che sa già tutto.

Gli racconto quello che è successo, infilando qualche scusi, scusi davvero, qua e là.

Probabilmente arrivo a pronunciare 35mila scusi in due minuti.

E poi accade quello che non mi sarei mai aspettata. Perché il suo commento è stato questo: 

“Signorina, si ricordi che sbaglia chi lavora, non certo chi non lo fa. A domani”.

E riattacca.
Ancora oggi, quando ripenso a quella telefonata, al suo tono rassicurante e sincero, a quella sua frase, mi rendo conto di quanto abbia avuto ragione.

 

Solo chi lavora, chi si attiva, chi si espone, chi rischia, chi alza la mano per dire la sua, chi fa un passo avanti per tentare qualcosa di nuovo, può sbagliare. Non certo chi sta in silenzio, fermo nella sua posizione, a testa bassa e senza prendersi mai il lusso di provare qualcosa di nuovo.

Non spaventarti se – tra le tante cose che hai da fare tutto il giorno – qualcosa può non andare per il verso giusto, e magari puoi anche fare qualcosa di sbagliato.
Dopotutto, sbagliare qualche volta è soltanto il nostro modo di mimetizzare quanto siamo speciali, giusto?

PS: Vuoi sapere com’è andata a finire, con le tovagliette? Alla fine siamo riusciti a riciclarle, usandole molto tempo dopo quel bizzarro Aprile 2007. E devo ammettere che il concerto di Gino Paoli, accompagnato da mostri sacri del jazz (Danilo Rea,  Flavio Boltro, Rosario Bonaccorso e Roberto Gatto) è stato uno degli eventi più belli che abbia mai presentato.
E senza sbagliare una virgola, stavolta!

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.