Regola#161nonindagaresuiregalidinatale

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Avevo nove anni, ma ricordo quel momento come fosse oggi; e oggi come allora, vorrei tornare la bambina che crede ancora a Babbo Natale, perché a volte credere che ci sia da qualche parte un po’ di magia farebbe bene a tutti.
NON INDAGARE SUI REGALI DI NATALE

Eccoli lì. Tutti e 26 sopra al tavolo. Tutti e 26 per me.
Notte di Natale del 1985; ho nove anni, e la neve fuori è alta quanto me.
Sono seduta di fronte al tavolo della sala da pranzo; sono seduta in mezzo a mamma e papà, e davanti a me ho un tavolo colmo di regali.

26, appunto.

Uno più bello dell’altro. Ci sono dei guanti, e la sciarpa coordinata, e il berretto.
C’è un sacchettino in tessuto per tenere i miei oggetti più segreti, con una bimba disegnata a mano sul davanti. Ce l’ho ancora, quel sacchettino.

C’è una scatola di colori. Ci sono dei libri. Forse qualche vinile con la colonna sonora dei cartoni animati. Charlotte, o Dolce Remy. Sicuramente quello di Candy Candy con dentro gli spartiti.

Dovrei essere la bambina più felice del mondo, invece faccio fatica a trattenere le lacrime.
Ed è tutta colpa mia.
Perché quell’anno ero diventata piuttosto furbetta, ed ero rimasta spesso a casa da sola perché i miei lavoravano. E una bimba furbetta a casa da sola poco prima di Natale fa una cosa soltanto per non annoiarsi: inizia a cercare dappertutto i regali. E a forza di cercare, li avevo trovati nascosti nell’armadio dalla parte di mamma. Li avevo trovati tutti.

Era stata una gioia scovarli, era stata una gioia vedere che mi piacevano tutti; era stata una gioia anche tornare dalla chiesa quella notte di Natale e trovarli tutti sul tavolo. Ricordo esattamente come mi sono sentita: una perfetta piccola spia di quelle che ammiravo nei cartoni; una perfetta sorella Occhi di Gatto.

Ma la sensazione di euforia era durata soltanto un attimo, fino a quando cioè avevo posato lo sguardo sugli occhi di mamma. Occhi azzurro chiaro pieni d’amore per quella bimba così ubbidiente, così dolce, così sua; quella bimba che il sabato sera attaccava bottoni sui fazzoletti per fingere di essere una sarta brava come lei; quella bimba con la quale giocava a fare i test della trasmissione su Rai Uno.

Occhi di mamma che aveva scelto quei regali uno a uno, e uno a uno li aveva nascosti e poi uno a uno li aveva impacchettati, probabilmente di sera tardi quando ero già andata a dormire, facendo piano con la carta e i fiocchi e le forbici per non svegliarmi.

Occhi di una mamma che non vedeva l’ora arrivasse Natale per me, e non per lei che era nata il giorno prima e aveva sempre dovuto condividere il suo compleanno con l’attesa degli altri per qualcos’altro.

Occhi di una mamma che si era immaginata per giorni l’espressione della sua bambina di fronte quei regali. E io le stavo dando in cambio una sorpresa finta; una finta scoperta.

Avevo nove anni, ma ricordo quel momento come fosse oggi; e oggi come allora, vorrei tornare la bambina che crede ancora a Babbo Natale, perché a volte credere che ci sia da qualche parte un po’ di magia farebbe bene a tutti.
E perché forse – tornando a credere a Babbo Natale – potrei ricominciare a credere un po’ anche in me.

Da allora, non ho più voluto indagare sui regali, e non devi farlo neanche tu.

Un regalo è un dono che riceviamo direttamente dal cuore della persona che per noi l’ha pensato, l’ha scelto, l’ha custodito fino al momento in cui diventa nostro. Il valore di un qualsiasi oggetto dovrebbe stare tutto lì. E non importa se alla fine sia qualcosa che non ci piace, o non ci serve, o non ci calza come vorremmo.

E’ un pezzetto del tempo che qualcuno all’infuori di noi ci ha voluto dedicare, e per questo merita di entrare nella nostra vita con stupore e gratitudine.
Anche se poi finiamo col metterlo nel cassetto più basso del comò, q
ualsiasi regalo merita comunque il nostro grazie, pronunciato con sincerità e amore, se si può. Perché a volte un grazie sincero vale più di tanti oggetti dati in cambio.

A proposito, grazie per quei 26 regali che ho ancora qui davanti agli occhi dopo tutto questo tempo.
Grazie, e buon compleanno, mamma.

 

 

 

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