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Kintsugi.
Quando qualcuno ti ferisce, e ti ferisce così tanto da farti sentire fragile e impreparata a una botta come quella, la tua parola d’ordine deve essere “Kintsugi”.
E sai perché? Perché Kintsugi è il nome di una tecnica che i giapponesi usano per riparare un oggetto rotto: valorizzano la crepa riempiendo la spaccatura con dell’oro. Fanno questo perché credono che quando qualcosa ha subito una ferita, ha una storia.
E quando una cosa ha una storia, diventa più bella.
La vita è fatta di relazioni; alcune le scegli, altre no – te le trovi imposte dalla nascita o dalle circostanze.
Nelle relazioni devi fare la tua parte, devi mettere un po’ di te.
Qualche volta ti trattieni, e di te dai il minimo indispensabile. Altre invece – la maggior parte, a dirla tutta – metti tutta l’anima nei legami che vivi, perché sei fatta così, non riesci proprio a dosare la tua spinta vitale.
E allora vivi, ti fidi, ami.
E più vivi, più ti fidi e più ami, più profonda sarà la ferita che – prima o poi – qualcuno dei tuoi legami ti infliggerà.
Perché la vita è fatta di relazioni, le relazioni di persone, e le persone feriscono.
E l’aspetto più grave e doloroso di una ferita, è che la durata del dolore che infligge può essere infinita, e direttamente proporzionale al tempo che hai investito per coltivare quel legame lì.
E anche dopo che la botta è passata, che hai metabolizzato lo schiaffo e pensi di aver superato il bruciore, capita un episodio minino e trascurabile che ti fa ripensare a quella ferita, e tutto torna indietro.
C’è solo un modo per superare uno strappo nell’anima, e non è perdonare chi ti ha fatto del male, perché il perdono è un’azione tanto potente quanto coraggiosa, e proprio per questo sono davvero poche le persone che sanno perdonare veramente, e per sempre.
No, amica mia, il modo per superare una ferita è ringraziare la persona che ti ha fatto del male, perché tu sei un essere speciale, e conosci la tecnica del Kintsugi.
Hai imparato che quella tua ferita è diventata parte di te, perché l’hai vissuta, sofferta, e adesso la stai superando.
L’hai riempita d’oro.
L’hai fatta diventare una storia. Una delle tue storie.
Hai riempito d’oro quel taglio, e questo fa di te una donna ancora più speciale, ed inaffondabile.
Quindi grazie, grazie, grazie, a te che mi hai fatta sentire piccola quando stavo cinque spanne più in alto solo perché non ti andava di capire che quello piccolo eri tu; grazie, grazie, grazie a te che rifiuti costantemente quella che sono; grazie, grazie, grazie a te che non mi hai voluto dare una chance, a te che mi hai mentito anche quando sussurravi il mio nome, a te che mi hai lasciata sola lì.
Il mio cuore è pieno di tagli; ma io li ho tutti riempiti d’oro, e di cose da raccontare ne ho un monte.
O almeno, 366…