C’E’ SEMPRE UNA SOLUZIONE. SEMPRE, E A TUTTO
E’ stata questione di un attimo.
Probabilmente tutta colpa della fretta, o di una spinta data con troppa forza.
Sicuramente tutto a causa della mia insicurezza, dell’ansia di essere all’altezza di un momento importante, perché quella mattina l’Assessore allo Sport di cui ero assistente aveva l’annuale conferenza stampa con il Coni Veneto.
E io dovevo assicurarmi che fosse tutto perfetto.
Già pronta per uscire, già con il cappotto addosso, entro in bagno, giusto per dare una controllata veloce – l’ennesima.
Lascio la borsa in cucina; e il cellullare dentro la borsa.
Entro in bagno, e chiudo la porta dietro di me. Con quel pizzico di forza in più. Chiudo la porta perché fuori c’è Nerone, il mio cucciolo di cane nero, vivace e un pochettino iperattivo. Chiudo la porta dietro di me, perché in bagno ho Nocciolina, il mio cucciolo di coniglietto nano che con il cucciolo di cagnolino nero vivace e iperattivo non va proprio d’accordo. Quindi Nocciolina vive in bagno, Nerone nel resto della casa. E la chiave del bagno la tengo all’esterno, perché tutte le mattine prima di uscire chiudo con quella chiave il mondo di Nocciolina da un lato e il mondo di Nerone dall’altro. Giusto per tenerli al sicuro.
Soluzione perfetta, fino a quella mattina.
Entro, chiudo la porta e sento un clic; la serratura si è bloccata. Qualche secondo dopo, sento un tintinnio. La chiave del bagno è caduta. In corridoio. Nerone abbaia. Nocciolina corre su se stessa. Io mi guardo allo specchio. Cazzo. Sono chiusa in bagno. Panico paura? No, non posso permettermelo. Devo prima trovare una soluzione.
Esco dalla finestra del bagno, sperando di avere già aperto la porta finestra che separa la cucina dal giardino, come faccio tutti i giorni per lasciare Nerone libero di andare dove vuole. Ma la porta finestra è chiusa. Non c’è modo che io entri in casa.
Panico paura? No, devo prima trovare una soluzione.
La vicina. Posso chiedere aiuto alla vicina. Allora inizio a gridare: “Marinaaaaa! Marinaaaa!”. Nulla, tutto tace. Marina stamattina non è a casa.
Panico paura? No, perché devo sempre prima trovare una soluzione.
Mi guardo attorno. In quel periodo convivevo, e la nostra casa confinava con un campo da calcio. Ecco, posso uscire da lì e cercare qualche altro vicino che mi aiuti.
Quindi scavalco la rete del giardino, e mi incammino lungo il vialetto del campo da calcio verso il cancello, supplicando che sia aperto. Infatti, è chiuso. E troppo alto e grande da scavalcare da sola. Resto lì qualche secondo sperando di vedere qualcuno passare, e la mia pazienza viene premiata. Dopo due minuti arriva lui. Mister Jo, che abita nel mio stesso quartiere, ed è un ex body builder americano simile in tutto e per tutto a John Koffi, del Miglio Verde. Stesso colore, stesse dimensioni, stesso sguardo pacioccone. E’ la prima volta che ci parliamo da quando vivo lì, sicché lo chiamo e in inglese gli spiego quello che mi è appena successo. Gli chiedo in prestito il cellullare per chiamare il mio compagno, sempre in inglese.
“Amore, mi son chiusa in bagno e non ho le chiavi per entrare in casa. E stamattina ho una conferenza stampa importante. Mi porti le tue chiavi?”.
“Ma sei nuda?”
“No, che non sono nuda. Ma mi servono le chiavi!”.
“Beh, allora devi far in altro modo, non posso mollare tutto e venire lì”.
Con la coda dell’occhio vedo Jo/John Kofi ridere. Lo guardo, e gli chiedo di poter fare un’altra telefonata.
“Fai pure cara, tanto non sei nuda quindi non prendi freddo”.
Porca paletta, non solo Jo/John Kofi capisce e parla perfettamente l’italiano, ma si sta pure divertendo un sacco. Io un po’ meno. Perché l’ultima soluzione – prima del panico paura – è chiamare papà.
Che sta dormendo e non la prende per niente bene.
“Papà, mi son chiusa in bagno e non ho le chiavi per entrare in casa. E stamattina ho una conferenza stampa importante. Mi vieni a dare una mano?”
“Ma sei nuda?”
Jo/John Kofi ha le lacrime dal ridere. E il volume del telefono decisamente alto.
“No, che non sono nuda, ma mi serve una mano!”.
“Ok, arrivo”.
Mentre aspetto papà, uso il cellullare di Jo/John Kofi per inviare un sms al mio Assessore. Questo: “Leandro, mi sono chiusa in bagno e sto aspettando che papà venga a darmi una mano. Arrivo appena posso, scusami”.
Restituisco il cell e aspetto papà, che arriva dopo quaranta minuti. E per fortuna che non era nuda.
Con una scala scavalca il cancello del campo da calcio e ci incamminiamo verso casa mia. Scavalchiamo la rete, entriamo dalla finestra. Nerone sta ancora abbaiando e Nocciolina sta ancora girando su se stessa. Evidentemente loro sono in pieno panico paura.
Papà analizza la situazione, e decide che la cosa migliore sia prendere a spallate la porta. Un colpo, due colpi, tre colpi. Nulla. Si gira e mi chiede se per caso quella non fosse una porta a scomparsa. Io lo guardo ingenua e splendida, come se mi avesse appena chiesto la formula esatta dell’acido solforico e cioè senza aver per niente intuito che quello fosse un dato utile in quel momento.
Gli dico di sì. Mi guarda con una vena che gli pulsa sul collo. Prova con un cacciavite ad alzare la serratura. Nulla. Serve un coltello. Chiedi alla vicina, mi dice.
La vicina non è in casa, rispondo.
L’ho vista mentre arrivavo, dice lui.
Esco e mi metto di nuovo a chiamare Marinaaaa! Marinaaa!. Finalmente esce, e mi chiede chi sia Marina e perché sto gridando quel nome. Visto che lei in realtà si chiama Manuela.
Ah ecco, appunto.
Le chiedo un coltello, papà inizia ad armeggiare con coltello e cacciavite, e da bravo papà/eroe riesce ad aprire la porta. Lo ringrazio, recupero borsa e cell e corro verso l’ufficio.
Entro che la conferenza è iniziata da un po’. Entro, e tutti i presenti (tutte le maggiori autorità nell’ambito sportivo- istituzionale della provincia), mi fissano sorridendo. Con un sorriso strano, a dire la verità. La conferenza finisce, e tutti uscendo passano a salutarmi sempre con quello strano sorriso. Come se mi avessero vista entrare nuda e pura come la Venere del Botticelli.
Quello che sta ridendo più di tutti, è l’Assessore.
E per forza, visto che quando gli ho inviato il messaggio si è ben assicurato di leggerlo a voce alta davanti a tutti, e tutti hanno immaginato che fossi rimasta chiusa fuori casa nuda. Pure loro.
Ecco spiegati tutti quegli sguardi ambigui. Panico Paura??? Adesso SI!!!!
Perché adesso il problema l’ho risolto, e posso farmi prendere dall’adrenalina.
Certo, questo – per quanto assurdo – è un episodio di poco conto, quasi di banale quotidianità, ma la regola vale per tutto, anche nel caso di situazioni più complicate. Non lasciarti mai prendere dal panico, ma concentrati sempre sulla soluzione. Perché una soluzione c’è sempre e c’è a tutto.
Allontana da te il panico, perché non serve. Qualsiasi sia l’emergenza, concentrati sul modo per risolverla, perché c’è sempre. SEMPRE. Non ingigantire la situazione, e ricordati che tutto passa e si risolve, così com’è vero che arriva sempre e comunque sera.
E se ti rendi conto che qualcuno ti sta tranquillamente immaginando nuda, non arrossire. Sentiti come quella gnoccolona della Venere dentro una conchiglia, che funziona sempre.