ODI ET AMO
Nescio.
E con questo, quel gran paraculo di Catullo ci sistemò tutti.
Nescio. Non lo so. Grazie tante, Gaio Valerio; prima ammetti che odio e amore fanno parte di ognuno di noi, poi ci illudi che tutto questo abbia una spiegazione sensata e poi ci lascia con un nescio. Non lo so.
Ed ora, secoli e secoli dopo, tocca alla sottoscritta chiarire la situazione.
I calzini. Quelli corti, che mentre cammini ti scivolano sotto il tallone, magari proprio quando indossi gli anfibi, o le scarpe da ginnastica alte. Io ODIO i calzini corti.
I piedi di mia nipote Giulia. Da subito, dalla prima volta che li ho tenuti in mano, morbidosi, perfetti, dolcissimi. Quei piedi sui quali ora corre e vive i suoi otto anni di purezza e fantasia ed entusiasmo. Io AMO i piedi di mia nipote.
Le felpe con il collo troppo stretto. Quelle che poi ti ostini a togliere anche se hai gli occhiali addosso, convinta di passarci benissimo, ed invece rimani incastrata con gli occhiali mezzi scancagnati e la felpa che proprio non si vuole togliere. Io ODIO le felpe con il collo troppo stretto.
Il maglione di papà. Quello enorme e blu scuro che gli ho visto addosso mille volte, e che avrà sempre il suo profumo, anche dopo mille lavaggi. Io AMO il profumo di papà sulle sue cose, un misto di caffè sigaretta e papà.
Il semaforo arancione. Il semaforo arancione che scatta non quando sei ancora in tempo per capire che devi fermarti, non un attimo dopo quando oramai sei già passata, ma proprio mentre stai a metà, che non hai nemmeno il tempo di chiederti se hai fatto bene a frenare di botta o ad accelerare. Io ODIO i semafori arancioni.
I tramonti di fine ottobre. Quei tramonti delle sei e mezza di sera che il cielo prende fuoco e rimani lì a guardarlo e a chiederti chi ci stia dietro ad un quadro così bello. Io AMO i tramonti di fine ottobre.
La puzza di ammoniaca. Quella che ti senti sulle mani anche se l’ammoniaca mica l’hai usata tu, quello che resta dappertutto anche se tieni aperte le finestre per ore. Io ODIO la puzza di ammoniaca.
Il profumo di cannella della torta di pere in forno. Quella che sta cucinando mentre tu stai seduta sul divano a leggere il Corriere dei Piccoli che – come ogni sabato – mamma ti ha fatto trovare sul tavolo al ritorno da scuola con un ovetto Kinder. Io AMO il profumo dei dolci di mia mamma.
Tutto normale, fin qui. Se non fosse che sono passata attraverso tutto questo odio e questo amore nel giro di dieci minuti, mentre camminavo verso l’ufficio con un calzino infilato sotto al tallone passando davanti ad una piscina e subito dopo entrando in un panificio dove avevano appena sfornato qualcosa con cannella e pere.
Troppi pensieri, troppo odio, troppo amore.
Nescio? No.
Donna. Semplicemente quello che ogni donna vive, tutti i giorni.
Perché ognuna di noi lo sa: proviamo odio così come proviamo amore, solo che l’amore non ci si vergogna a dirlo. L’odio si, perché fa brutto. E allora?
Basta solo prendere le cose per quello che sono, e togliere alla parola “odio” il peso cattivo che ha, scherzandoci su.
Odia qualcosa – se proprio devi – e mai qualcuno. Ridendoci anche su, come per i miei calzini troppo corti.
E ama qualcuno – più che puoi – e mai qualcosa. Con tutte le tue forze, credendo in quell’amore senza porti limiti o condizioni, come per me con mia nipote.
Ma soprattutto, non sentirti mai in colpa, in un caso o nell’altro.
Vivi sempre quello che provi con onestà e coraggio, e accettati sempre e comunque.
E se ti trovi di fronte a qualcuno che si permette di riprenderti per ciò che vivi e per come lo fai, ti basta una sola parola per metterlo al suo posto.
Nescio.
(e pace all’anima di Catullo!)